I borghi marinari romagnoli, che prendono vita nei secoli scorsi, sono legati ad eventi economico-sociali che portano alla colonizzazione delle nostre marine ad opera delle flotte pescherecce chioggiotte denominate “compagnie da mare”, dedite prevalentemente alla pesca del pesce ‘azzurro’ (i sardelanti) che percorrevano rotte costiere seguendo gli spostamenti stagionali dei branchi di pesce.  Le aree di pesca a Sud del Po venivano chiamate “le Romagne”, ed in queste zone, con la crisi economica delle attività marinare chioggiotte, si insediarono le prime comunità di pescatori veneti.  Questi mantennero e divulgarono usi linguistici, costumi, arti e mestieri di lontani radici identificabili:
– nelle rotte pescherecce;
– nella vita domestica dei marinai;
– nelle vele, arricchite e riconoscibili da una simbologia (colori e disegni)
personalizzata per riconoscere la famiglia, quasi una “araldica delle
vele”;
– nelle ‘conserve’ refrigerate con neve e ghiaccio, utilizzate per la
conservazione del pesce;
– nei rapporti pescatore/pescivendolo;
– nella preparazione dei cibi, le ‘ricette marinare’;
– nelle abitazioni umili e basse lungo i porti/canali e nei borghi sul mare
( e borg ad mareina);
– nell’arte di navigare con imbarcazioni armate ‘al terzo’;
– nella predisposizione di “Tenze” (cantieri/marinerie) per la costruzione e
Il ricovero delle barche da lavoro;
– nella produzione di corde, cime, gomene e canapi, nonché reti e
ferramenta per armare le barche.

L’idea di costituire una associazione che, nello spirito e nella filosofia di riscoprire queste tradizioni, arti, mestieri e forme cooperative e corporative, possa riunire tutti coloro che intendono dedicarsi all’arte del… ‘navigare nella tradizione’ e’ nata proprio per non perdere la ‘memoria’ e tramettere alle nuove generazioni questo patrimonio di cultura e di ricchezza umanitaria.

Già prima dell’anno 1000, sorgono a Chioggia le associazioni di mestiere (corporazioni) che prendono varie denominazioni: ‘scuole’, ‘fraglie’, ‘frataglie’, ‘fraterne’, ‘congregazioni’, ‘compagnie’, ‘confraternite’.
Ogni ‘scuola’ e’ regolata da uno statuto chiamato più comunemente “MARIEGOLA” o matricola, una sorta di codice di leggi, usanze e consuetudini relative ad una attività, e, nello specifico, …l’arte marinara.
La “MARIEGOLA” e’ anche la raccolta dei termini delle regole concernenti l’assistenza degli associati.
Ogni ‘scuola’ ha un suo Santo Protettore Affine.

Viene tracciata, pertanto, una… “rotta romagnola” di arti e mestieri legati alle più antiche tradizioni della marineria adriatica.  Le città della costa romagnola condividono una cultura del mare fatta di tradizioni, simboli e linguaggi. La ‘memoria’ trasmessa dagli anziani, le vecchie immagini… sbiadite dal tempo… raccontano ancora di barche dai nomi suggestivi, dalle vele coloratissime, di …pesche miracolose, di porti e approdi, di tragici e luttuosi naufragi, di ‘ex voto’ e ‘preghiere’, di fede e superstizione.

La “MARIEGOLA” riassume tutto questo patrimonio.  La “MARIEGOLA delle Romagne” e’ stato il nome prescelto dagli armatori delle barche tradizionali romagnole. Figurano come ‘armatori’ Circoli Nautici, associazioni, Comuni, privati cittadini. Tutti uniti per coordinare attività comuni.  E’ nata cosi’ la “MARIEGOLA delle Vele al Terzo e delle Barche da Lavoro delle Romagne”.  Ogni porto romagnolo rappresenta una “Tenza” (dal nome dell’antico capannone-cantiere dove si costruivano le barche). Le “Tenze” sono rappresentate come segue:
– “Tenza di Cervia”, Circolo Nautico Amici della Vela;
– “Tenza di Cesenatico”, Museo della Marineria;
– “Tenza di Bellaria”, Associazione Barche sull’Adriatico e Comune;
– “Tenza di Rimini”, Associazione delle Vele al Terzo;
– “Tenza di Riccione”, Club Nautico Riccione e Comune;
– “Tenza di Cattolica/Gabicce”, Museo della Regina Cattolica

le “Tenze”, proprio per la loro natura e concezione associativa hanno come scopo principale, in ogni porto di appartenenza, la promozione della… “navigazione nella tradizione” e la relativa cultura.
Navigare con le… “Vele al Terzo”, che sono:

“Il TRABACCOLO”  – imbarcazione lunga da 12 a oltre 20 metri, in due versioni, quella più piccola, detta “barchet”, era usata principalmente per la pesca; quella più grande, detta “berca da viag”, esercitava il trasporto delle merci.
Di carena tondeggiante e coperta ‘a botte’, aveva due alberi e due ‘vele al terzo’  (maestra e trinchet).  Si affermo’ soprattutto nel corso dell’Ottocento in tutto l’Adriatico e nel Mediterraneo e può essere considerata l’ultima generazione dei battelli da pesca con la vela, perché cedette il passo direttamente ai motopescherecci.

“BARCHET”  della “Tenza di Cesenatico”

“I TRE FRATELLI” della “Tenza di Cervia”

“Il BRAGOZZO”. – imbarcazione di origine chioggiotta, molto particolare e caratteristica. Di lunghezza variabile da 12 sino a 18 metri, aveva il fondo piatto per consentire la navigazione nei bassi fondali della Laguna. Dotata di due alberi armati con vele al terzo, di cui quello a prua molto più corto e inclinato in avanti. Lo scafo, completamente tinto di nero, riportava a prua decorazioni con scene vivacissime, soprattutto di angeli musicanti.
Condusse nei porti romagnoli i pescatori di Ghioggia e le loro famiglie, nonché tutta la loro antichissima cultura marinara.

“TERESINA” della “Tenza di Bellaria”

“S. NICOLÒ ” della “Tenza di Cesenatico”

“La BATTANA”. – E’ la più piccola e umile tra le barche tradizionali, ma anche la più diffusa, dalla Romagna fino a Rovigo, perché il fondo piatto consentiva di alare e varare direttamente dalla spiaggia. Facile ed economica da costruire, ogni pezzo di forma rettilinea, aveva un solo albero abbattibile con una vela al terzo e un ‘polaccone’, una sorta di fiocco. Serviva per la piccola pesca sottocosta e come barca d’appoggio

Segue immagini del “CAVALLUCCIO MARINO” della “Tenza di Cesenatico”
“LANCIA e LANCIONE”. – imbarcazione lunga da 6 a 8 metri, diffusa sulla costa adriatica dalla Puglia fino a Cervia/Porto Garibaldi. Aveva scafo tondeggiante e un solo albero armato con vela al terzo e un ‘butta fuori’ (bompresso) a prua per issare il ‘polaccone’ (fiocco). Condotta solitamente da un solo marinaio, era usata per la piccola pesca costiera.
Il “LANCIONE” era una versione più grande, fino a 12 metri di lunghezza, con due alberi, armati con vele al terzo: ‘l’albero di maestra’ e ‘l’albero di trinchetta’.

“SAVIOLINA” della “Tenza di Riccione”

“MARZIA” della “Tenza di Cattolica”

“MARIA” della “Tenza di Rimini”

LA VELA AL TERZO – E’ il tipo di attrezzatura velica usata su quasi tutte le barche tradizionali romagnole. La vela ha forma trapezoidale, tesa tra un pennone superiore (e pnoun elt…) ed uno inferiore (e pnoun da bas…)
fissati all’albero a 1/3 della loro lunghezza, in modo che 1/3 della vela venga a trovarsi a prua dell’albero. Da qui il nome.
Le manovre sono semplici: “ghindazzo” (e ghindaz), per issare con la “drizza” le vele, “scotte”, “manticcio” (amantiglio), “carica- basso”, e poche  altre.
La “vela al terzo” e’ una derivazione della “vela latina” (triangolare), usata in tutto il Mediterraneo, e della “vela rettangolare” usata dalle imbarcazioni antiche. E’ una buona soluzione di compromesso, molto adatta per ‘spingere’ l’imbarcazione in pesca con le reti calate; consente anche facilita’ di manovra, discreta capacita’ di stringere il vento e buone andature in poppa e al traverso.  Diffusa in tutto il medio e alto Adriatico, e’ l’ultimo stadio di evoluzione della vela da lavoro prima dell’arrivo del motore.

BARCHE CON GLI OCCHI –  la marineria tradizionale ha ereditato usanze antichissime, ancestrali, del tutto particolari, come quello di mettere gli “occhi” (gli occhi di cubia), a volte disegnati e stilizzati, come sulle “battane”, a volte scolpiti in rilievo nel legno, come sui “trabaccoli”.
Anticamente l’usanza nasce dal desiderio di… “vedere oltre la linea dell’orizzonte”, dove non arriva l’occhio umano.

IL VELLO D’ORO –  quello ricercato dai mitici “Argonauti”, i primi grandi navigatori del Mediterraneo. Per ingraziarsi gli Dei, in particolare Poseidone (Nettuno) Dio del mare, gli antichi navigatori usavano sacrificare un montone e riporre il vello a prua dell’imbarcazione come elemento di ‘protezione’ durante la navigazione in acque burrascose. Questa tradizione e’ stata tramandata fino ai tempi nostri, sulle barche tradizionali, a prua,  c’è una scultura in legno che imita il vello di pecora, come elemento di… “buon auspicio”.
Un altro elemento decorativo, distintivo delle barche “storiche”, e’ un trave trasversale, posto a poppa (la “gioia”), sul quale e’ scolpita la data del varo con decorazioni di motivi floreali.

BANDO DELLE ADUNANZE. –  i raduni della “MARIEGOLA delle Romagne” organizzati dalle “Tenze” hanno il seguente calendario:

– Maggio (secondo week-end) – “Lo Sposalizio del Mare”, organizzato dalla “Tenza di Cervia”

-Giugno (ultimo week-end) – “Incontro Vele al Terzo”, organizzato dalla “Tenza di Rimini”

– Luglio (secondo week-end) –  “Lo Sbarco dei Saraceni”, organizzato dalla “Tenza di Bellaria”

– Luglio (ultimo week-end) –  “Festa della Madonna del Mare e della Marineria Riccionese”, organizzata dalla “Tenza di Riccione”

– Agosto (primo week-end) –  “La Partenza di Garibaldi”, organizzata dalla “Tenza di Cesenatico”

– Agosto (ultimo week-end) –  “Navigare nella storia”, organizzata dalla “Tenza di Cattolica/Gabicce”