La tratta è una forma antica di pesca effettuata direttamente dalla spiaggia, molto in uso nel medio- alto adriatico dalla fine del 1800 fino agli anni ’80 del diciannovesimo secolo.

I primi pescatori che hanno fatto conoscere questa forma di pesca alla gente di mare della costa romagnola sono stati i chioggiotti, che periodicamente scendevano con le loro barche e con la loro attrezzatura sbarcando sulle spiaggie di Cesenatico, Bellaria, Rimini e Riccione.

La tratta è anche il nome della rete che viene utilizzata per questa forma di pesca, una rete la cui lunghezza può variare dai cento metri (in questo caso prende il nome dialettale di “spuntello”) ai duecento fino a trecento metri e oltre, e che ha una forma a semicerchio con una “sciabica” centrale con sacca dove il pesce imprigionato viene poi raccolto. La tratta ha quindi due lunghi ”bracci”, l’altezza dei quali può variare da due metri fino ai tredici/quattordici metri nella parte centrale; l’altezza in corrispondenza della “sciabica” può variare dai quindici ai venti metri; la parte superiore della rete è provvista di galleggianti (i “sur” cioè i sugheri); la parte inferiore della rete è provvista di piombi per consentire che la stessa si trascini sul fondo marino. Poi dopo i bracci laterali la rete ha anche  una parte a semicerchio centrale. I bracci vengono collegati con due appositi “mazzetti” (due bastoni verticali per tenere alto il finale della rete) alle “reste”, che sono due lunghe cime per tirare la rete dalla spiaggia.

La tratta è quindi una pesca collettiva che richiede la collaborazione di più pescatori suddivisi in due gruppi: un gruppo per ogni braccio e resta della tratta.

La tratta viene calata in mare direttamente dalla spiaggia (battigia o bagnasciuga) per mezzo o di una piccola imbarcazione a remi o di un “moscone” o pattìno a remi.

La rete viene disposta con una resta sull’imbarcazione o sul moscone, quindi in mare calata da un pescatore man mano che l’imbarcazione guadagna il largo con la vogata dell’altro pescatore. L’abilità dei pescatori sta nel calare correttamente la rete a semicerchio con la “sciabica” posizionata esattamente nella parte centrale.

Una volta calata la rete, i pescatori portano a riva la resta collocata sul moscone (o imbarcazione) per permettere ai due gruppi rimasti sulla riva di cominciare a tirare la tratta sulla spiaggia. Quando la sciabica sta per arrivare vicino al bagnasciuga alcuni collaboratori vanno ad alzare la rete quando è ancora in acqua dall’esterno, onde evitare che pesci come i “cefali” (muggini) possano saltare fuori dalla rete. La pesca è ultimata quando la “sciabica” viene raccolta sulla battigia, ne viene aperta l sacca terminale e raccolto il pesce.

Il termine “tratta delle balose” è entrato nella tradizione popolare della costa romagnola da quando, nel corso della prima guerra mondiale (1915-1918), essendo i componenti di sesso maschile delle famiglie marinare mobilitati sul fronte di guerra, questi furono sostituiti dalle “donne di casa” – le arzdore- nella forma di pesca, la tratta, meno impegnativa in quanto non è previsto per la stessa l’uso di imbarcazioni in mare aperto.